mercoledì 21 marzo 2012

Polina di Bastien Vivès

E' da quando che l'ho letto che ho voglia di parlarne. E alloro ho continuato, mentalmente, a sezionarlo, pesarlo, confrontarlo. Parlo di "Polina", l'ultimo fumetto di Bastien Vivès edito in Italia da Black Velvet.
C'ho messo un po' ad avvicinarmi alla testiera per scriverne e, mi sono accorto, una recensione proprio non mi veniva. Meglio così. Ho deciso di parlarne comunque.
Prima, però, l'ho ripreso in mano e, anche se erano passate appena un paio di settimane, l'ho riletto.

(Polina - la copertina)

Posso iniziare già dicendo questo: rileggerlo è stato un vero piacere. E' scorso sotto i miei occhi, di nuovo, tutto d'un fiato. E non è poco. E non tanto mi ha riconquistato per la smania di trovar messaggi nascosti, scavare tra i livelli, sentirmi appagato nel vedere ciò che è in ombra e che gli altri non vedono. No, è stato un piacere per la storia di per sè.

Il fumetto parla di Polina, dalla sua entrata in un'accademia di danza all'età adulta. Anche chi non ne sa un acca di danza, balletti e tutù resterà stregato dalla forza del racconto. Cardine della crescita artistica (e non solo) di Polina è il maestro della scuola di danza, Bojinski. Uomo apparentemente distaccato ed impassibile, con una visone estrema della danza classica e che, sotto il suo insegnamento, molte delle sue allieve demordono e vogliono abbandonare la scuola. "Mi fa passare la voglia di danzare" è una frase che ritornerà più volte da più ragazze. La stessa Polina la pronuncerà, eppure...

La danza come arte. Al che, il parallelismo con l'arte visiva, è spontaneo. Polina inizia con la danza classica per passare a quella moderna e sperimentale ma, alla fine, dovrà staccarsi da entrambe per esprimersi davvero. In questo percorso si può rivedere il disegno dell'autore. Vivès è libero di esprimersi come vuole. In lui c'è la classicità della figura umana espressa con la freschezza di un tratto immediato.
Eppure non è tutto qua. Perchè, a prescindere da tutte le congetture che si possano fare, credo che la vera forza stia nei personaggi. Polina e Bojinski. La prima, eroina della storia, che seguiamo e possiamo solo osservare da lontano, potendo vedere solo quello che lei ci mostra, il secondo, il maestro, così importante che lo si percepisce anche quando è fuori campo.
Vivès racconta per sottrazione. Spesso, è quel che non vediamo, che ci dice quel che è successo. Prendiamo questa sequenza:

(una sequenza interna)

La classica scena del "ti lascio", eppure, con sole quattro vignette, in cui neanche sentiamo cosa si dicono, possiamo capire tutto, e ci viene rivelato anche ciò che non era ancora stato detto. Spero di non aver spoilerato nulla con questo.

C'è un passaggio che mi ha davvero colpito, mi ha tolto il respiro, mi sono emozionato. Ma non velo rivelo, davvero, leggetelo e scopritelo da voi. 

Vivès è un grande, che fa fumetti che mi piacciono. Sfrutta al massimo il suo mezzo espressivo. Lo governa per raccontare ciò che vuole. E noi possiamo solo rimanere incantati dalla scena.

2 commenti:

VicMac ha detto...

Bravissimo, completamente d'accordo su tutto!

sTUDIOpAZZIA ha detto...

Bravissimo a Vivès, mica io...

sp