lunedì 15 aprile 2019

Bambini: seconda edizione

Da qualche tempo ho esaurito le copie di Bambini.
Ho deciso di stamparne una seconda edizione perchè ci tengo che queste storie siano ancora disponibili su carta.
Per giustificare questa nuova stampa ho voluto darle una nuova veste. Ecco quindi una nuova copertina che, pur basandosi sul disegno della precedente, ha una grafica più canonica (con titolo e autore). Al vecchio indice ho aggiunto un'introduzione in cui parlo dell'opera, una post fazione scritta da Firas Schiavon e alcune strisce più recenti (ma che sono già presenti in questo blog).

(Copertina della seconda edizione di Bambini) 

(Quarta di copertina, ammetto che è più fedele all'idea che avevo in mente originariamente)

Per chi avesse già la prima edizione e volesse leggere l'introduzione ve la scrivo qua di seguito:


INTRODUZIONE

Il punto è questo: tutti possono fare fumetto.

Questo volumetto è il mio modo di affermare questa convinzione.

Con “fare fumetto” intendo raccontare attraverso il linguaggio del fumetto. Cosa ben diversa dal considerarsi fumettista.
Impariamo a scrivere, a leggere, a disegnare. Si tende a considerare prerogativa solo di alcuni la possibilità di realizzare fumetti. Non dovrebbe essere così. 
Partendo da questo punto di vista, “Bambini”, si rivela per quello che è: un'esperienza personale che vuole essere condivisa (con la consapevolezza che, essendo mia l'esperienza, si rivelerà decisamente difettosa).

Pur essendone l'autore sono il primo a dirlo: Bambini è una strana creatura. Difficilmente etichettabile. Dalla struttura labile. Una saga senza una meta nè obbiettivi, se non il racconto fine a se stesso.
Ho iniziato a disegnare Bambini nel 2007. Volevo realizzare una striscia a fumetti. E di punto in bianco ho iniziato a disegnare una serie di personaggini. I primi furono Marco, Cerotto, Simone (che inizialmente si sarebbe dovuto chiamare Stefano ma ho fatto confusione con i nomi!) e Chiara. Senza tanto girarci attorno, le prime strisce non erano altro che una brutta copia di Calvin e Hobbes con una spruzzatina di Peanuts. Per cento strisce e poco più ho disegnato questi bambini, aggiungendo qualche personaggio lungo il cammino e trovando il ritmo del racconto lungo la strada. Spesso mi sentivo dire “non l'ho capita”, “non fa ridere”. Io davo per scontato il fatto che non per forza una striscia dovesse far ridere. Era semplicemente quel che volevo raccontare. E mi bastava.
Poi mi son stancato. O meglio, mi pareva di andare con il pilota automatico. A quel punto ho pensato che la cosa più corretta fosse smettere e così ho fatto.
Ma quei maledetti bambini non ne volevano sapere. 
Mi son ritrovato a realizzare brevi o brevissime storie. Qualche pagina. Sprazzi di quotidianità. 
I protagonisti erano sempre loro ma il discorso si era leggermente spostato. Il paesaggio era sempre più presente. Gli anni del racconto, quei primi anni '90 in cui gli '80 non si erano ancora spenti, meno celati. Insomma, Bambini racconta questo: la campagna polesana dei primi anni '90 vista da un gruppo di bocia. Niente più.
Se ti stai chiedendo quanto ci sia di reale in queste storie ti potrei rispondere che il 90% è finzione e il restante 90% è autobiografico (questa battuta l'ho rubata).

Continuo a disegnare Bambini una pagina alla volta. Lentamente e con difficoltà. Maledicendomi ogni volta che sono davanti al foglio. Arrendevolmente non smetto.

Questa è una nuova edizione di Bambini. Dopo due anni anni dalla prima stampa di 100 copie ci tenevo fosse ancora possibile leggere su carta queste storie. Perdona il mio narcisismo!
Oltre ad una nuova impostazione di copertina, ho aggiunto in coda alle storie originarie delle nuove  strisce. In oltre Firas mi ha fatto l'onore di scrivere una postfazione al volume. Con lui sono andato a colpo sicuro, ho sempre avuto l'impressione che avesse capito il cuore del fumetto e gli perdono il fatto di aver usato il mio nome anagrafico (!).

L'infanzia è uno strano periodo nella vita di tutti: trattiamo con rispetto ogni bambino perchè il suo è un mondo serio e gravoso.  
Ogni infanzia è diversa e unica. Non dovremmo dimenticarci del bambino che eravamo. Ci illudiamo di essere altro ma siamo ancora quel bambino ritratto in foto contenute in vecchie scatole di scarpe. 

Quindi, prima di iniziare a leggere questo fumetto, ti chiedo: tu com'eri da bambino?

sp