giovedì 29 marzo 2012

ROVIGO COMICS, COSPLAY & GAMES



E' da un po' che ne voglio parlare visto faccio parte di chi sta mettendo in piedi la cosa.
Per il momento anticipo che il 26 e 27 maggio a Rovigo presso il Centro Commerciale le Torri si terrà la manifestazione Rovigo Comics, Cosplay & Games.
Presto ne parlerò più diffusamente.

sp

mercoledì 28 marzo 2012

City Hunter è un molestatore

I cartoni animati fanno male ai bambini.
Ecco quello che ho dovuto sorbirmi settimana scorso durante una lezione universitaria. I cartoni animati fanno male ai bambini. Sono una delle causa dell'abbassamento del livello di fantasia riscontrato nelle nuove generazioni. Ho cercato di starmene buono ma non ho resistito, prima che il professore passasse all'argomento successivo ho fatto un' intervento cercando di spiegare che,probabilmente, non son tutti da buttare, ma non ho ricevuto una vera risposta.

Più tardi, con un mio compagno di corso, padre di famiglia, discutendo dell'importanza della lettura nella crescita di un bambino ho voluto spostare l'argomento su quel che di buono possono dare i fumetti. E li è venuto il bello. Anche se inizialmente la conversazione andava discretamente, affermando che qualcosa di positivo ce l'hanno alcuni fumetti, come in Batman,poi è caduto nel "i fumetti giapponesi no".
Bene.


- City Hunter è un pervertito.
- Dragon Ball istiga alla pedofilia.
- Ranma porta alla bisessualità.

Quest'avversione verso delle forme d'intrattenimento mi ha colpito. Mi sorprende sentire le stesse cose che mi arrivavano alle orecchie quand'ero bambino, un po' di anni fa. Non ci si è smossi di un millimetro. Si addita senza conoscere. Lui inizia a motivarmi le sue affermazioni. Parte il disco: Muten si fa mostrare le mutandine da Bulma, una ragazzina di soli 14 anni (per fortuna si è dimenticato del fatto che le mutande non ce le aveva, penso io); City Hunter ha sempre il membro eccezionalmente eretto portando i ragazzi ad un ideale di virilità a cui non potranno mai arrivare e per questo si distruggono i vasi vascolari del pene prendendo viagra a 15 anni; e Ranma col suo cambiare sesso?!
Ho provato a fare qualche obbiezione ma non ero ascoltato, poi abbiamo dovuto interromperci perchè la lezione riprendeva e tutto è morto li. Anche se non è morto nella mia testa. Il fatto è che tutti i suoi discorsi, così ben articolati con tanto di esempi, mi suonavano strani. Mi sono accorto che le accuse riportatemi erano le stesse sentite o lette da altri detrattori. Non voglio dire che sia il caso del mio interlocutore, ho comunque la sensazione che in realtà chi critica così duramente e motivando le sue ragioni in realtà non conosca l'opera di cui parla nella sua interezza. Certo quel che riportano è esatto, non gli si può mica controbattere. Che Muten possa essere arrestato per pedofilia è innegabile e che Ryo si comporti da maniaco pure. Soffermandomi su Dragon Ball non son riuscito a trovare niente di positivo nei personaggi, lo ammetto.
Però, mi chiedo, perchè, se penso a Ryo Saeba non mi viene in mente l'espressione da maiaco che ho riportato più sopra ma, al contrario, vedo uno sguardo come questo:


o una scena come questa:

Non ci si può fermare solo su un aspetto. Non è corretto. Non è giusto. E parlo di City Hunter non perchè lo voglia difendere per qualche motivo, è semplicemente stato chiamato in causa e ho iniziato a rifletterci su. Ryo si comporta da maniaco, è vero, ma che risultati ha? Nessuno. Si comporta da porco e non combina mai nulla. Non tromba. Non ci va a letto che le ragazze con cui ci prova. Il che dovrebbe già essere d'insegnamento no? Ma a questo non si vuol pensare. E' più facile fermarsi sullo sguardo da porco che arrivare alla fine dei 20 minuti d'episodio, o alla'ultima pagina del fumetto, per vederlo con lo sguardo triste. E' superdotato, compie prodezze assurde col cazzo ma certo non è per questo che Kaori si innamora di lui. Ryo è un uomo che soffre, ha vissuto l'atrocità della guerra e sa cosa vuol dire perdere qualcuno di caro. Il fare lo scemo, e non ci vuol uno psicologo per capirlo, è solo una corazza, un'arma come la sua Magnum per potersi difendere. Non è il modo più corretto ma è un modo.
Basterebbe solo aprire un po' di più gli occhi e avere l'umiltà di voler capire davvero. 
I cartoni animati non fanno male se si è guidati nella loro visione. Se c'è una guida che ti faccia strada attraverso. Allora capirai che Kenshiro non è un figo perchè ammazza la gente, ma piuttosto perchè fa del suo meglio per salvare chi ne ha bisogno. Riuscirai a capire, una volta un po' più grande, che cosa è li per farti divertire e cosa  invece puoi tenere come valore personale.
Non è meglio tenere ciò che c'è di positivo?

sp

lunedì 26 marzo 2012

Ricordando Chi Non C'è







Faccio notare che tra la prima tavola e l'ultima ci sono due diversi anni affianco alla sigla che fa da firma. Questo non perchè c'ho messo un anno per disegnarla (cosa che, comunque, non sarebbe improbabile) ma per aver perso il moleskine su cui era contenuta la parte centrale, e cuore, della storia. Fortunatamente l'ho ritrovato e con esso la storia.

Non Più Bambini è lo sviluppo dei personaggi di Bambini.
Se Bambini, in quanto striscia, è volutamente a-temporale, con personaggi cristallizzati nella loro infanzi, in Non Più Bambini gli anni sono passati, i bambini cresciuti, a volte maturando, a volte rendendosi la caricatura di quel che avrebbero potuto essere.
In questa breve storia si inizia a parlare di Cerotto e Silvia. Con calma, un pezzo alla volta.
-in realtà una rivelazione sui due l'ho fatta sulla 24 Hic dell'anno scorso ma non voglio inserirla in digitale, deve essere sfogliata tenendola in mano.-
Questa è la prima, e per ora unica, volta in cui mostro l'occhio sinistro ( o è il destro?) di Cerotto.

sp

mercoledì 21 marzo 2012

Polina di Bastien Vivès

E' da quando che l'ho letto che ho voglia di parlarne. E alloro ho continuato, mentalmente, a sezionarlo, pesarlo, confrontarlo. Parlo di "Polina", l'ultimo fumetto di Bastien Vivès edito in Italia da Black Velvet.
C'ho messo un po' ad avvicinarmi alla testiera per scriverne e, mi sono accorto, una recensione proprio non mi veniva. Meglio così. Ho deciso di parlarne comunque.
Prima, però, l'ho ripreso in mano e, anche se erano passate appena un paio di settimane, l'ho riletto.

(Polina - la copertina)

Posso iniziare già dicendo questo: rileggerlo è stato un vero piacere. E' scorso sotto i miei occhi, di nuovo, tutto d'un fiato. E non è poco. E non tanto mi ha riconquistato per la smania di trovar messaggi nascosti, scavare tra i livelli, sentirmi appagato nel vedere ciò che è in ombra e che gli altri non vedono. No, è stato un piacere per la storia di per sè.

Il fumetto parla di Polina, dalla sua entrata in un'accademia di danza all'età adulta. Anche chi non ne sa un acca di danza, balletti e tutù resterà stregato dalla forza del racconto. Cardine della crescita artistica (e non solo) di Polina è il maestro della scuola di danza, Bojinski. Uomo apparentemente distaccato ed impassibile, con una visone estrema della danza classica e che, sotto il suo insegnamento, molte delle sue allieve demordono e vogliono abbandonare la scuola. "Mi fa passare la voglia di danzare" è una frase che ritornerà più volte da più ragazze. La stessa Polina la pronuncerà, eppure...

La danza come arte. Al che, il parallelismo con l'arte visiva, è spontaneo. Polina inizia con la danza classica per passare a quella moderna e sperimentale ma, alla fine, dovrà staccarsi da entrambe per esprimersi davvero. In questo percorso si può rivedere il disegno dell'autore. Vivès è libero di esprimersi come vuole. In lui c'è la classicità della figura umana espressa con la freschezza di un tratto immediato.
Eppure non è tutto qua. Perchè, a prescindere da tutte le congetture che si possano fare, credo che la vera forza stia nei personaggi. Polina e Bojinski. La prima, eroina della storia, che seguiamo e possiamo solo osservare da lontano, potendo vedere solo quello che lei ci mostra, il secondo, il maestro, così importante che lo si percepisce anche quando è fuori campo.
Vivès racconta per sottrazione. Spesso, è quel che non vediamo, che ci dice quel che è successo. Prendiamo questa sequenza:

(una sequenza interna)

La classica scena del "ti lascio", eppure, con sole quattro vignette, in cui neanche sentiamo cosa si dicono, possiamo capire tutto, e ci viene rivelato anche ciò che non era ancora stato detto. Spero di non aver spoilerato nulla con questo.

C'è un passaggio che mi ha davvero colpito, mi ha tolto il respiro, mi sono emozionato. Ma non velo rivelo, davvero, leggetelo e scopritelo da voi. 

Vivès è un grande, che fa fumetti che mi piacciono. Sfrutta al massimo il suo mezzo espressivo. Lo governa per raccontare ciò che vuole. E noi possiamo solo rimanere incantati dalla scena.

lunedì 19 marzo 2012

...dimmi qualcosa sui tuoi amici



Martina: Basta parlarmi sempre del tuo amico Alexcolizzato, dimmi qualcosa su quei tuoi amici: Silvia e Cerotto. Ne parlate sempre tra di voi...
Simone: Oh! Quei due erano proprio una forza, mi dispiace tu non sia riuscita a conoscerli. Ma non si sa mai con… Erano uno spasso! Da piccoli non avresti mai detto si sarebbero messi assieme, per lo meno, considerando il loro primo incontro!
Martina: Perchè? Lui le tirava i capelli o le faceva i dispetti ?
Simone: No no, al contrario. E’ stata lei a spaccargli la faccia.
Martina: Davvero?
Simone: Eh eh. Si. Lei era una forza della natura. Un maschiaccio. Nessuno teneva testa a Silvia. Mi sa che era più forte anche di Sandro. Ed è tutto un dire! Però…
Martina: Però?
Simone: …Però, allo stesso tempo, sotto quella zazzera di capelli e il berretto calcato in testa, aveva gli occhi più buoni del mondo. Sai cosa? Ora che ci penso, mi rendo conto che in lei c’era proprio tanta bontà, lei non ti nascondeva nulla, le cose te le diceva in faccia così com’erano. Eppure, in tutta quella franchezza, che a volte faceva proprio male, non c’era alcuna traccia di giudizio. Lei accettava tutto di te…
Martina: E Cerotto? Ma ce l’aveva un nome vero?
Simone: Certo! Per noi, però, rimarrà sempre Cerotto. A volte mi vengono i dubbi su qual’è il suo vero nome. Lo chiamavamo così perchè era sempre ricoperto di lividi. E il nome è rimasto. Insieme erano una coppia perfetta. Com’era quella battuta di Scrubs? “Nel loro essere disfunzionali funzionano come coppia”. Ed era vero! eh eh!
Martina: E poi che è successo?
Simone: …
Martina: Non ti va di parlarne?
Simone: …
Martina: …
Simone: Ti va se mettiamo su un dvd?

venerdì 16 marzo 2012

Chiara + Alex



Alex? Non provate a volerlo capire. Non ne sareste capaci. Chiuso in sé stesso, vive in un mondo fatto di allucinazioni, deliri e malattia. A volte, inaspettatamente, sorride, ma non è un bel sorriso.
Il padre non si conosce. La madre da anni soffre. Nei periodi buoni se ne sta a letto. In quelli cattivi usa Alex come tiro a segno. Al figlio dice di non sapere chi è il padre, anche se, è capitato, in alcuni momenti di maggiore violenza, che gli urlasse contro che è uguale al padre. Una volta addirittura gli ha detto che porta lo stesso nome, però è successo in un momento di pesante depressione.
Se è vero che la normalità è un qualcosa di relativo, allora, Alex, è fin troppo normale.
Nonostante la sua difficoltà nei rapporti ha un po’ di amici, non troppi, ma più di quel che ci si aspetterebbe. Una grande amico, Simone e una ragazza, Chiara.
Chiedetegli perchè sta con lei. Vi risponderà “perchè no?”.
E Chiara?
Chiara s’è fatta mora. Sta con Alex anche se lui si dimentica sempre dei loro appuntamenti. Si è laureata ed ora è in graduatoria per un posto d’insegnate. Va d’accordo con tutti. Vuole bene a Marco, ma non come lui vuole bene a lei. Si sforza di far funzionare la loro amicizia.
Possibile riesca a far funzionare tutto?

 [un ringraziamento va a Sara Mento che mi ha dato il permesso di usare una sua foto come modello per il disegno di Chiara. No, lei non è la vera Chiara, so che lo state pensando.]

lunedì 12 marzo 2012

E Quando Giunse Quel Momento... (parte due)



Quando iniziai a pensare ad Alex mi sforzai di renderlo interessante in funzione di Simone. La loro prima storia, che non sono mai riuscito a raccontare, li vedeva diciassettenni, e Simone, ne doveva essere il protagonista.
Alex, anzi Sandro, come lo chiama Simone, in questi anni, prepotentemente s'è preso tutto lo spazio.
Questa è la prima scena che ho immaginato tra loro due bambini.
Simone bambino è QUESTO.

sp

domenica 11 marzo 2012

Ringraziando per l'Immortalità della Sua Arte


[Moebius 1938-2012- ]

e senza saperlo era il suo ultimo giorno mentre pensavo di creare una tavola a fumetti dalla struttura infinita.

martedì 6 marzo 2012

Resoconti

Ci sono due tizi che hanno un blog.
Uno è questo: si firma Ale; l'altro è quest'altro: si firma Kelith.
Ogni tanto ci incontriamo. Ci divertiamo a raccontare quel che succede quando stiamo assieme. Potrebbe interessare come no. Io lo segnalo.

Il resoconto di Ale: Versione Completa

Il resoconto di Kelith: Parte 1
                                 Parte 2
                                 Parte 3 (finale)

Il mio resoconto: ovviamente quello più svogliato

sp

domenica 4 marzo 2012

E Quando Giunse Quel Momento (parte uno)

Alex è un personaggio che mi trascino dietro da un bel po', tant'è che a volte ho il dubbio sia lui a trascinarsi dietro me. Lo disegno da più di dieci anni. Eppure, la maggior parte delle cose che so di lui, non le ho ancora raccontate. Finalmente è giunto il momento di raccontare questa storia.
Un primo passo nella follia...
Settimana prossima la seconda parte (davvero!)

sp

venerdì 2 marzo 2012

HICKSVILLE di Dylan Horrocks


"La storia ufficiale del fumetto è una storia di frustrazione. Di potenziale non realizzato, di artisti che non hanno mai avuto l'opportunità di realizzare il loro capolavoro, di storie che non vennero mai raccontate...Oppure vennero epurate da editor dalla mentalità ristretta...

...Un medium imprigionato in un ghetto e ignorato da innumerevoli persone che avrebbero potuto esaltarne le potenzialità..."

Di questo parla Hicksville. Di fumetto. Di cos'è il fumetto, di chi lo fa e chi lo vende, della sua storia. Un'opera stratificata. In cui il media fumetto viene, in modo originale, accostato alla cartografia. Una mappa delle relazioni tra le persone. Perchè anche di questo si parla. Di rapporti umani, della difficoltà di mantenerli e accettarli e di una definizione che forse non c'è.
E poi ci sono fumetti dentro il fumetto. E un fumetto di cui non si capisce nulla, forse.

Hicksville di Dylan Harrock è pubblicato in Italia da Black Velvet.

sp

giovedì 1 marzo 2012

Forse ho qualche problema (sul trailer di The Avengers)

Allora, ho guardato questo trailer:



e mi sono accorto che devo avere qualche problema. C'è qualcosa di sbagliato in me.
Perchè, nonostante i miei preconcetti, la mia altezzosità, il mio essere bastian contrario, nonostante tutto ciò, mi trovo ad esaltarmi per "robe come questa". E' inutile, è più forte di me. Sento qualcosa che mi si gonfia in petto. E' come quando senti una battutaccia e tu sai che non devi ridere ma l'angolo della bocca ti si alza ugualmente. Qualche giorno fa mi è stato chiesto da dove viene la mia passione per l'infanzia perduta. Mi sa che in realtà la sto ancora vivendo la mia infanzia. Davanti ad immagini così divento bambino. O forse mi rivelo.
Poi le immagini finisco, ritorno a pensare normalmente e mi chiedo "che boiata ho visto!?"
Ho fatto una prova. Ho riguardato il trailer qui sopra una seconda volta. Effetto: nulla.

Già che ci sono un pensiero sui vari personaggi:

Cap: il costume è sempre peggio. Dovrebbe essere il simbolo del soldato, la massima autorità e invece sembra un bambolotto.

Thor: come sopra, ma si son sforzati di farli bruttissimi 'sti costumi? Per il resto credo che sarà un'interpretazione a livello del suo film.

Iron Man: ho buone aspettative date le sue precedenti performance nella parte. Anche se c'è il rischio che diventi troppo macchiettistico.

Hulk: vedo che spacca, e va bene. L'effetto "sono un pupazzo in CG" resta.

Occhio di falco: c'è Occhio di Falco nel trailer?

Vedova Nera: Ok, qua non sono obbiettivo nemmeno se riguardo tutto altre cento volte. D'altra parte Scarlett m'è piaciuta anche in the Spirit...Però la scena in cui carica la pistola, va bè.

Nick Fury: è nero.

sp